CIMOLAIS - sentiero alpinistico Arturo Marini e cima Spe
DATI
Lunghezza: 1.0 Km
- Km sforzo: 1.0 Kmsf
- Salita: 1 m
- Discesa: 1 m
- Dislivello totale: 2 m
- Altitudine minima: 1 m slm
- Altitudine massima: 1 m slm
Accessibilità
Disabili (carrozzina): Non accessibile
Bimbi (passeggino): Non accessibile
Famiglie: Sconsigliato
Anziani: Sconsigliato
Cani: Sconsigliato
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Questo percorso corrisponde a...
Tempo percorrenza
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ore
Calorie consumate
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Kcal
Risparmio
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€
Vita in più
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ore
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CARATTERISTICHE - In sentiero alpinistico Arturo Marini è un percorso alpinistico (ex CAI 352) parte dell'alta Via n° 6 o Alta Via dei Silenzi, dismesso circa dal 2009, in quanto la franosità della parte alta del grande e pendente ghiaione di San Lorenzo rendeva impossibile la manutenzione ed ostico il transito; inoltre alcuni brevi passaggi fratati nel tratto di sentiero tra il rifugio Pordenone. Il sentiero metteva in comunicazione il Rifugio Pordenone con il bivacco Gervasutti offrendo una preziosa opportunità di collegamento in quota anche verso il Rifugio Tita Barba.
Siamo andati a visionare le possibilità di passaggio nel 2023, da cui abbiamo ricavato le considerazioni che trovate in questa relazione.
Questo è dovuto all’eccessivo dilavamento e scivolamento delle ghiaie nella parte centrale del canalone della valle di San Lorenzo. Per un tratto di quasi 100 metri il terreno è molto instabile e richiede particolare attenzione. Se si dovesse assolutamente passare, in ambo i sensi di percorrenza, consigliamo di tenersi sotto le rocce sporgenti ed evidenti che caratterizzano la parte centrale del canalone e traversare mantenendo in linea generale, sempre la stessa quota.
DESCRIZIONE - Da Pian di Meluzzo (1174mslm), nei pressi del Rifugio Pordenone origina il sentiero CAI352, che risale la val Montanaia, ove molti si inerpicano per vedere il noto campanile. A XX dalla partenza si trova un bivio (1330mslm) che a sinistra porta al primo (1400mslm) ed al secondo (1460mslm) belvedere, da cui la vista su campanile e sul catino alto della val Montanaia è davvero notevole.
Qui si interrompe la percorrenza del dismesso sentiero alpinistico Marini, la cui traccia sul terreno rimane ben evidente e con una bollinatura ancora discretamente frequente e conservata (anno 2023...): si inizia con un tratto in salita su una costa in sottobosco di faggio, fino a giungere ad una sorta di conca ove sorgeva la Casera Le Corde (1503 mslm), ma dei cui ruderi non abbiamo trovato traccia.
Dopo il toponimo le Corde termina la parte di salita ed il sentiero piega decisamente sulla destra e decorre in modo pressochè orizzontale per un tratto di saliscendi nel sottobosco fino a giungere a 2 km dalla partenza ad un primo attraversamento delicato su un piccolo ghiaione (100 metri) sotto le sovrastanti cime Le Corde (sulla destra), dove il difficile è rappresentato dal breve passaggio iniziale (5 metri) su un piano inclinato su sabbia dura, che rappresenterebbe uno scivolo ad imbuto sul sottostante canale con una certa esposizione.
Oltre il ghiaione il sentiero prosegue lungo un taglio tra mughi fino a giungere ad un secondo agevole attraversamento di un gravone valicabile senza problemi, oltre cui la salita riprende verso una prima insellatura che delimita la valletta de le Corde da quella del Col Cadorin
Proseguiamo in un taglio orizzontale tra mughi che circumnaviga la seconda valletta ove incontriamo altri 3 brevi passaggi delicati a distanza ravvicinata: qui il sentiero è stato rovinato ed interrotto dal dilavamento di ghiaie: i punti critici non sono molto lunghi (circa 3 metri) né tecnicamente impegnativi, ma il difficile consiste nell'attraversare brevi piani inclinati su sabbia dura con passo sicuro, considerato che si tratta di scivoli naturali ad imbuto, in cui cadere implicherebbe cadute notevoli e non solo rovinose.
Dopo un breve passaggio tra mughi, entriamo in un tratto di sottobosco di pini fino a raggiungere i ruderi della casera Col Cadorin (1741mslm) anch'essi non visibili e ridotti a toponimo: poco prima di essi troviamo una piccola sorgente che sarà verosimilmente l'unica possibilità di attingere acqua durante la percorrenza.
Continuiamo salendo su sottobosco in un tratto leggermente inerbato fino a raggiungere una seconda insellatura (1830mslm) straordinariamente panoramica sulla cresta che divide la valle di San Lorenzo da quella da cui proveniamo: da qui possiamo intravedere in lontananza il puntino rosso dei bivacco Gervasutti appollaiato in una magnifica ed immensa conca, nonché l'immensa ed apparentemente invalicabile parte alta del conoide ghiaioso del canale di San Lorenzo.
Da qui il sentiero piega sulla destra e dopo un altro tratto per taglio di mughi si porta ad una lunga e sottile cengia che decorre sotto le pareti della cima San Lorenzo, transitando sul margine destro del ghiaione. Circa a metà della percorrenza attraversiamo un piccolo ghiaione da cui sulla destra si sale a forcella stretta.
Entriamo infine nella panoramica e siuggestiva esile cengia che decorre sotto i paretoni ove incontriamo un quinto breve passaggio delicati simile ai precedenti da valicare con attenzione.
La cengia siu conclude nei pressi della parte alta del ghiaione, dove un importante movimento franoso ha interrotto la linea originaria del sentiero e dove è stato ricavato più in alto un passaggio sempre a ridotto della parete che raggiungiamo inerpicandoci per pietre e continuando sulla parte terminale dell cengia che si conclude nel ghiaione di San Lorenzo, poco olre la targa commemorativa a Marini.
Fermiamoci un attimo a guardare sul lato opposto il taglio a zig zag del sentiero che risale sul versante opposto del ghiaione e a cui dovremmo mirare dopo l'attraversamento dello stesso: la prima metà (Est) del ghiaione è costituite da pietre di grandezza mediopiccola, stabili ed in cui non è difficile individuare la traccia originaria, anche grazie ai resti dei vecchi segnavia.
Il problema è rappresentato dalla seconda parte (Ovest) in cui una immensa frana ha dilavato gli strati superficiali ed è rimasta la base sottostante fatta per lo più di dura e fine sabbia compatta, pressoché invalicabile.
Qui non ci sono alternative che scendere per circa un centinaio di metri fino quando all'altezza del sentiero che si intravede evidentemente tra erbe e mughi troviamo quale sia il punto migliore dove attraversare la parte franata: grossolanamente più si scende alla base più il passaggio sembra semplice. Rispetto i brevi passaggi precedenti descritti, questa parte è assai più estesa e si rivela molto più faticosa, anche se l'esposizione ad eventuali cadute sembra minore.
Una volta raggiunto l'intaglio che risale tra mughi le difficoltà sono concluse: dopo un tratto discretamente pendente entriamo nella conca del Gervasutti, dove per comodi prati e per passaggi tra mughi raggiungiamo senza difficoltà il bivacco
Dal bivacco Gervasutti in pochi metri raggiungiamo l'insellatua che separa la valle di San lorenzo da quella di Santa Maria: dalla insellatura saliamo per la cresta per circa 20 metri quindi pieghiamo sinistra decorrendo orizzontamente tra le sabbie lunari del tratto che conduce a forcella Spe
La salita a cima Spe è sicuramente invitante ma ingannevolmente all'apparenza semplice: dalla forcella saliamo seguendo la linea di cresta dirigendoci verso la cima Spe
Gran parte della percorrenza sale lungo la spettacolare cresta su sabbia dura, mentre per alcuni tratti decorre sulla sinistra tenendosi pochi metri sotto la cresta. Presenta alcuni passaggi leggermente esposti e si conclude riportandosi attraverso un'ostica e ripida canalina sulla cresta poco prima della cima che raggiungeremo in breve. Il panorama dalla cima è davvero straordinario. Per rientrare non ci sono alternative che rientrare a forcella Spe, facendo molta attenzione soprattutto alla scivolosità del fondo compatto ed a tratti pendente, inoltre alla friabilità della roccia su cui fare affidamento per gli appigli.
Da forcella Spe ci attendono lunghi 6,6km (perdiamo 1170 metri di quota e con una fastidiosa salita preterminale di 70 metri) per rientrare a pian Fontana: troveremo la prima acqua nei pressi del bivio tra CAI 389 e CAI 356, quindi poco sotto ne incontreremo in abbondanza anche attravresando più volte le fresche ed abbondanti acque del torrente di Santa Maria
si scende a ovest per il bosco, quindi si attraversano le ghiaie della Val Montanaia fino sull’opposta riva dove inizia il sentiero che sale ripidamente la costa boscosa. Ben presto la pendenza si attenua e si perviene sotto ad una larga depressione ove sorgeva la Casera Le Corde (1503 m); da qui si gode una splendida vista sul Campanile di Val Montanaia. Dopo un tratto quasi pianeggiante il sentiero riprende a salire assai ripido, quindi scende ad attraversare un vallone dove è possibile trovare dell’acqua, risale l’altro versante e tocca i ruderi della Casera Col Cadorin (1743 m) Dal piatto rilievo del Col Cadorin il percorso si fa quasi orizzontale, costeggia le rocce e passa, con lievi saliscendi alcuni valloncelli. Infine si giunge ad un tratto esposto; una targa in bronzo ricorda Arturo Marini a cui è intitolato il sentiero. Vinta una salita lungo un costone coperto di baranci, si perviene al Bivacco Giusto Gervasutti (1940 m).