Stili di vita

Curati-con-stile

Ho scelto l’ambiguo titolo “Curati con stile”, per darti la possibilità di comprendere e di scegliere: la scelta che ti riguarda è su dove vuoi porre l’accento della cura.
C’è chi con un atto di fede delega al medico la propria cura, che quindi diventa più una terapia che una cura, assegnando a lui il ruolo di trovare il farmaco “più giusto”: in quest’ottica si utilizza il participio “curàti”, siamo curati dal dottor X.
C’è chi comprende che è necessario prendersi cura di sé, prima di recarsi dal dottore, poiché se tu stesso non ti vuoi bene, è difficile trovare un medico che te ne voglia di più. In questa dimensione si applica l’imperativo “cùrati”, che ti invita ad essere consapevole e protagonista della tua salute.
Infine lo stile: contrariamente a ciò che puoi supporre, il tuo stile di vita è ciò che inciderà di più sulla qualità e sulla quantità dei tuoi anni. Da qui la necessità di rivalutare lo “stile di vita” personale come momento di produzione di salute, parte integrante e fondamentale della cura della persona. Giungeremo dunque insieme ad una cura fatta “con stile”, in cui tu non sei solo un paziente ingoiatore di pillole, ma sei consapevole dei tuoi problemi, te ne prendi carico, partecipi col tuo medico di fiducia ad individuare il percorso più adatto. Su un paziente consapevole, collaborativo e motivato dinnanzi a qualunque problema ci si trovi, la soluzione risulterà più facile, la cura sarà più breve e più efficace.
 
Evoluzione, genetica e modifiche sociali
 
La vita è un miracolo, assai instabile ed altamente improbabile.
Il primo segreto per conoscerti ed iniziare un percorso di cambiamento in positivo (evoluzione) è capire che non sei nato quando credi.
I tuoi occhi, la tua carne, il tuo cervello si sono formati così come tu li immagini nell’arco di milioni di anni.
In termini di storia ed evoluzione dell’uomo, tu sei solo un recente frutto di un voluto e casuale incontro tra cellule riversate nel caso e che hanno preso anche loro le miracolose sembianze delle forme della vita.
Se vuoi capire chi sei, cosa puoi fare per affrontare al meglio il futuro che ti attende devi guardarti indietro e capire da dove vieni.
La tua genetica è ciò che esprime quello che tu sei, il colore dei tuoi occhi, la forma delle tue orecchie, la forza del tuo cuore, la capacità dei tuoi polmoni, la tua statura: su poche variabili del tuo organismo tu e l’ambiente potete incidere. La tua statura è decisa dai tuoi geni (poco influiscono l’alimentazione ed i supplementi vitaminici) mentre a te viene data la possibilità di incidere sul tuo peso, attraverso movimento ed alimentazione; puoi cambiare il colore dei tuoi capelli, ma la genetica te li riporterà alle origini nel giro di un mese; puoi modificare il colore dei tuoi occhi, ma una volta rimossa la lente torneranno quelli di prima; puoi allenarti per i 100m o per la maratona, ma se non sei geneticamente un atleta potrai solo migliorare un po’ il limite da cui sei partito; puoi palestrarti ed aumentare un poco la tua massa muscolare, ma dopo un periodo di assenza essa tornerà com’era in origine; puoi fumare e diminuire la tua aspettativa di vita di qualche anno; puoi rifarti una tetta od un labbro, ma il chirurgo dovrà sostenerle nel tempo; puoi coprire la tua pelle con un tatuaggio, ma lei ne altererà i colori… insomma nonostante ciò che facciamo in bene o in male al nostro corpo la tua genetica deciderà principalmente lo stato della tua salute e –eventi traumatici esclusi- la durata della tua vita.
Ciò che dunque ora sei è uno degli ultimi passi di un percorso di migliaia di chilometri, che è sono rappresentati dalla comparsa e dall’evoluzione dell’uomo.
Le prime forme di vita sembra siano comparse circa 4-5 miliardi di anni fa.
Nell’evoluzione dei primati, ordine cui appartiene l’uomo, si risale a 18.000.000 di anni fa per trovare la prima scimmia antropomorfa, da cui originarono prima gli ominidi, poi l’uomo.
I resti del precursore dell’uomo sono stati individuati e datati ad un periodo risalente a circa 5-10.000.000 di anni fa: era un tipo basso, tarchiato ed assai peloso, nelle sembianze più simile ad una scimmia che ad un uomo. Ciò che lo allontanava dalla linea delle scimmie erano l’andatura –sia quadrupede sia bipede, ma con una predominanza della seconda- e l’intelligenza grazie a cui primeggiava sulle altre specie animali: aveva una certa capacità di linguaggio ed una socialità che si esprimeva in una dimensione di famiglia e di comunità/branco.
Quando parlo di evoluzione mi allineo alle conoscenze della paloarcheologia e della genetica, secondo i cui studi la identità di genoma tra l’ominide e l’uomo era almeno del 97%.
E’ ancora controverso il periodo in cui si ritiene che questi nostri antenati passarono dall’andatura quadrupede a quella bipede, condizione che attraverso la stazione eretta consentiva un vantaggio evolutivo in un ambiente ostile, in quanto alzava il punto di osservazione sia delle prede da cacciare sia dei predatori da cui fuggire.
L’ultimo degli ominidi noti è l’Australopithecus, che circa 4.000.000 di anni fa abbandonava definitivamente gli alberi (probabilmente perché scarseggiava il cibo) ed era in grado di camminare su due gambe.
Circa 2.500.000 milioni di anni fa l’Australopithecus Robustus passava il testimone all’Homo abilis, primo membro della famiglia dell’uomo
Solo recentemente (400.000 anni fa) avviene un’altra tappa importante nelle modifiche dello stile di vita dei nostri antenati, ossia quando l’uomo Homo erectus domina il fuoco e lo riproduce. 
 
La scarsa disponibilità di alimenti può aver rappresentato uno dei fattori di sviluppo del cervello umano, della manualità e del gusto.
Il genere umano nasce come raccoglitore di cibo, quindi impara a cacciare, infine se lo procura sviluppando l’agricoltura, prima con l’allevamento di animali, poi con  la coltivazione di piante utili.
L’uomo abbandona gli alberi e le caverne e da nomade diventa stanziale: addomestica gli animali (pecore, maiali e pollame), pratica la pesca.
 
In conclusione emergono alcuni fatti importanti: il primo è che i tuoi geni si sono formati in almeno 7.000.000 anni.
Già a quei tempi la genetica del tuo antenato era uguale alla tua per più del 97%: la paleogenetica ci dice che 140.000 anni il patrimonio genetico si diversificava dal tuo solo per lo 0,003%.
Negli ultimi 10.000 anni la genetica dell’Uomo non è cambiata: dall’inizio (milioni di anni fa) alla conclusione dell’evoluzione dei geni, l’attività motoria è sempre stata obbligatoria per sopravvivere e la genetica si è forgiata per milioni di anni sulle due caratteristiche di poco cibo e tanto movimento.
I tuoi geni sono quindi stati progettati per un ambiente ostile: il radicale cambiamento sociale avvenuto negli ultimi 50 anni ha causato una forte dissonanza tra i geni che progettati per l’età della pietra, affrontano ora l’era spaziale.
Il messaggio conclusivo è che i tuoi geni si aspettano da te un maggiore attività motoria, altrimenti si disattivano e non esprimono la loro funzione, primo passo verso la malattia.