TRAMONTI - Quota 942: lago di Selva - Pecolat e Tranconere - verso forcella Giaveid

DATI
Lunghezza: 23.0 Km - Km sforzo: 33.5 Kmsf - Salita: 1050 m - Discesa: 1050 m - Dislivello totale: 2100 m - Altitudine minima: 487 m slm - Altitudine massima: 990 m slm

Difficoltà:
Cammino: Alta
Accessibilità
Disabili (carrozzina): Non accessibile
Bimbi (passeggino): Non accessibile
Famiglie: Sconsigliato
Anziani: Sconsigliato
Cani: Sconsigliato
Io peso
kg
e ho
Questo percorso corrisponde a...
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ore
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Kcal
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Vita in più
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CARATTERISTICHE - L'interesse del sentiero dismesso CAI 974 è sia escursionistico sia storico: da un lato deriva dal fatto che esso consentiva un collegamento tra la val Tramontina e la Valcellina (Barcis ed Andreis) dall'altro al fatto che fu teatro degli scontri che a seguito della battaglia di Caporetto videro coinvolti da un lato le truppe del battaglione da montagna del Wurttemberg comandate dal tenente Rommel che dopo una prodigiosa cavalcata attravreso il Friuli (dal Mataiur a forcella Clautana circa 150km e 5000 metri di dislivello in 10 giorni...) qui incontrarono per la prima ed unica volta un arresto nei pressi di Forcella Clautana, ove un manipolo di alpini riusci temporaneamente a fermare i tedeschi (vedi oltre in note storiche).
La mia esplorazione si è conclusa a quota 942mslm, proprio alla stessa altezza a cui dice di essersi fermato Rommel nell'esplorazione delle leggendaria "cengia di Rommel" attraverso cui qualcuno ha creduto che egli abbia accerchiato la forcella: in realtà tale fatto non ha riscontri storici, come peraltro egli stesso conferma nelle sue memorie (vedi oltre).

DESCRIZIONE - Sulla diga di Selva sono presenti una decina di stalli ove è possibile lasciare la vettura: in alternativa è possibile lasciarla qualche centinaio di metri prima della dina presso il piccolo abitato di Selva. E' anche possibile proseguire in auto fino alle Tranconere (CAI 966): il transito è consentito anche alle vetture, ma la strada risulta un pò dissestata, per cui un fuoristrada noin avrebbe problemi, mentre una vettura normale dovrebbe fare un pò di attenzione. Dalla diga alle Tranconere è un percorso su strada in parte asfaltata in parte sterrata: sono 8,2 km in saliscendi, con un guadagno di quota di 340 metri ed una perdita di 260 metri. 
Per chi cammina a piedi si tratta di una piacevole e semplice passeggiata.
Per chi sale in montain bike diciamo che dopo i primi 800 metri si troverà la prima e più impegnativa delle salite: un gran premio di 1° categoria di 1,2km su asfalto con pendenza media del 12% (con brevi tratti di pendenza massima 15%), a seguire una discesa di 1,7km in cui si perderanno tutti i 140 metri guadagnati riportandosi al livello del lago, ove nei pressi di un'insenatura potremmo avvicinarci alla riva e guardare i ruderi delle case del paese sommerso dalle acque del lago. A seguire ci attendono altri due più brevi gran premi di seconda categoria, "gratuiti" poiché ci faranno guadagnare la stessa quota che perderemo riportandoci al livello del lago: in questo modo ci porteremo all parte terminale del lago, la cui lunghezza è davvero notevole, molto maggiore di ciò che si può immaginare dalla diga. 
Al termine dell'ultima discesa sentiremo finalmente il suono del torrente Silisia che ci accompagnerà lungo la più modesta salita terminale che attraverserà i ruderi di Pecolat e si concluderà in località Tranconere a quota 603mslm, nei pressi dell'inizio della strada degli alpini (costruita nel 1911 per collegare la val Meduna con la val Cellina)
Al penultimo tornante troviamo segnalata sulla sinistra l'origine del CAI 975A che sale a forcella Navalesc, mentre dal punto da dove origina la via degli alpini parte (o forse più correttamente partiva, visto che lo abbiamo trovato in stato di dismissione) il sentiero CAI 974, diretto a forcella Giaveid. Esso decorre inzialmente passando sul retro di ruderi delle case di pecolat, quindi vola a destra seguendo un muretto di sassi fino a portarsi a ridosso del torrente Rug de Tamarat, che andremo ad attraversare (attenzione alla scivolosità delle pietre). Il sentiero decorre parallelo poco sopra il torrente ed in breve si porta ad una vasta area di schianti di alberi, ove le tracce sul terreno o i vecchi segnavia scompaiono: conviene tenersi sulla parte bassa alla base degli schiani attraverso i quali non è difficile passare, tenendosi sempre un ventina di metri sopra il torrente. Dopo circa 300 metri ricompaioni segnavia e traccia sul terreno, che sale un pò più decisa in una bella ed immensa faggeta. Circa a quota 800 arriviamo ad un'insenatura di un affluente del Tamarat che presenta una breve leggera esposizione, quindi procediamo fino a portarci sul torrente (900mslm): poco prima di attraversarlo possiamo notare sulla sinsitra una traccia ed una bollinatura rossa che si riferiscono al sentiero che conduce ai ruderi di casera Valinfier. Oltrepassiamo il piccolo greto e continuaimo la salita lungo una traccia un pò più flebile e probabilmente nascosta dal fogliame della faggeta: vecchi segnavia biancorossi risultano utuli e presenti.
Per questioni logistiche la mia esplorazione si è fermate a quota 942mslm, contando di tornare per completare il tratto fino a forcella Giaveid (1476mslm) e con la curiosità di andare a vedere cosa possa essere rimasto della casera Valinfièr.         
IL LAGO DI SELVA - Il lago di Selva è un bacino idroeletrico artificiale lungo il corso del torrente Silisia: produce energia elettrica e viene utilizzato come riserva per l'irrigazione agricola estiva della pianura pordenonese
La diga ad arco è la più alta delle 3 della val tramontina e misura 111 metri: fu iniziata nel 1960 e completata nel 1963
La superficie del bacino imbrifero è di 40,3km2
Quando il lago è pieno ha una capienza di 42 milioni di metri cubi di acqua

CENNI STORICI - Tratto da "Fanteria all'attacco", di Erwin Rommel, 1937

Il battaglione da montagna del Wurttemberg (11 compagnie) parte il 18 ottobre da Kranj, passa per Skofjaloka, Salilog, Podbrdo (Piedicolle di Santa Lucia) arrivando a Kneza (8km ad Est di Tolmino) il 21 ottobre: si tratta di marce notturne che devono essere concluse prima dell'alba, per sottrarsi alle osservazioni aeree italiane: spesso piove, le truppe risultano manutrite e si sistemano in accantonamenti scomodi e stretti.
Il distaccamento Rommel è composto da 3 compagnie da montagna ed 1 compagnia di mitragliatrici. 
Il punto di partenza dell'attacco è il monte Ruzenika (Bucenica) a quota 509mslm, nella testa di ponte di Tolmino.
Solo i margini di alcuni ghiaioni e pochi e stretti letti di torrente che precipitano verso l'Isonzo offrono sul pendio del resto impercorribile o quasi la possibilità di schieramento.
Ciò che fa paura è che l'avversario può battere quasi d'infilata dalle sue posizione sopraelevate sul Mrzli Vrh (quota 1360) tutto il pendio nord del monte Bucenica.
E pensare che il battaglione dovrà restare schierato per circa 30 ore. Comunque dovremo accettare le condizioni del terreno, per quanto sfavorevoli possano essere per noi. Non esistono infatti altre possibilità: la massa di uomini che si sta schierando nella conca di Tolmino per l'attacco è troppo grande.
Nella notte tra iol 22 ed il 23 ottobre il battaglione si schiera per l'attacco. Potenti stazioni fotoelettriche appostate nelle postazioni italiane del Kolovrat e dello Jeza illuminano a giorno la via di accesso. Spesso veniamo investiti da nutrite salve di artiglieria. I luminosissimi ed accecanti coni di luce dei riflettori ci costringono a restare immobili per vari minuti. Non appena scivolano via ci affrettiamo a superare il tratto minacciato dalle granate. Tutti abbiamo l'impressione di essere entrati nel campo d'azione di un avversario straordinariamente attivo e ben armato e equipaggiato.
...
Sulla vetta del Matajur conquistata alle 11.40 del 26 ottobre mi arriva l'ordine di recarmi a Masseris: la discesa verso questa località situata 800 metri più in basso richiede le ultime forze dei miei fucilieri...scendiamo su di uno stretto sentiero e lo raggiungiamo subito dopo mezzogiorno, senza incontrare il nemico.
Il 27 ottobre il distaccamento si dirige verso Cividale: verso mezzogiorno incontro un distaccamento del battaglione da montagna Wurttenberg presso Sanguarzo, impegnato in un compattimento con le forze nemiche che continuano a resistere sul monte Pugessimo. Verso le 14 la lotta per il possesso del Purgessimo è finita.
Dopo varie ore di sosta alla periferia di Cividale in fiamme il distaccamento Rommel arriva verso mezzanotte a Campeglio.  
Nelle prime ore del 28 ottobre riprende l'inseguimento in direzione Ovest. Una pioggia torrenziale ci bagna fino alle ossa. I miei uomini si difendono per un pò dai piovaschi con ombrelli, che qualche tipo intraprendente ha trovato chissà dove. Presto però il nuovo oggetto di equipaggiamento viene proibito dalle autorità superiori. Così continuiamo a marciare sotto la pioggia scrociante, senza avere il nemico avanti a noi. Nel pomeriggio retroguardie italiane ci sbarrano la strada sul torrente Torre in piena presso Primulacco. Il torrente di solito povero d'acqua è stato trasformato dalla continua forte pioggia in un fiume travolgente largo 500 metri. L'avversario sull'altra sponda spara contro tutto ciò che vede muoversi sulla riva orientale.
Così ci accampiamo a Primulacco, ci procuriamo della biancheria asciutta in un deposito italiano di biancheria e andiamo presto a dormire, ma un'ora prima della mezzanotte arriva il seguente ordine: "il distaccamento Rommel, rinforzato con una sezione di artiglieria da montagna, deve forzare entro la notte e al più tardi sul far del giorno, il passaggio sul torrente Torre". Mentre l'artiglieria scaraventa un discreto numero di granate sul presidio italiano schierato sulla sponda occidentale, i soldati costruiscono con veicoli di ogni genere racimolati un pò ovunque, una specie di passerella che varca i numerosi rami del torrente. Il nemico non disturba praticamente i lavori. Sembra che si sia ritirato dopo essere stato investito dalle prime granate. Quando fa giorno la testa della passerella dista appena cento metri dalla riva occidentale. Il nemico si è ritirato. Poiché i veicoli racimolati non bastano per far arrivare la passerella di fortuna sulla sponda occidentale, tendiamo attraverso l'ultimo tratto un robusto cavo. A questo si aggrappano i fucilieri mentre attraversano l'impetuoso torrente montano.
Riprendiamo l'avanzata e puntiamo passando per Rizzolo, dove la popolazione ci saluta con molta cordialità, e Tavagnacco, su Feletto; il battaglione prosegue l'avanzata in direzione Ovest verso il Tagliamento e raggiunge Fagagna a tarda sera del 28 ottobre.
Il 30 ottobre il battaglione raggiunge, passando per Cisterna, il Tagliamento presso Dignano. Il ponte che sorgeva in quel punto è distrutto.
La sponda occidentale del largo fiume in piena è occupata da consistenti forze nemiche. Alcuni tentativi di attravresare il corso d'acqua falliscono.
Più a nord troviamo la strada che per San Daniele porta al ponte di Pietro (=Cornino) completamente intasata da colonne e veicoli italiani di ogni genere. Ci sono colonne di autocarri e di artiglierie pesanti nelle quali sono incuneate colonne di carriaggi trainate da cavalli, colonne di salmerie e veicoli di profughi. Sulla strada e sui due lati di questa i veicoli sono intasati su un percorso di molti chilometri in maniera tale che non riescono più a muoversi. Soldati italiani non se ne vedono più. I cavalli e i muli sono fermi lì da giorni, bloccati, e per la fame divorano tutto ciò che capita loro a tiro: gualdrappe, coperte, finimenti di cuoio!
Nei giorni successivi tutti i tentativi di forzare un attraversamento del Tagliamento falliscono. Solo nella notte sul 3 novembre, un battaglione bosniaco riesce a mettere piede sulla riva occidentale nei pressi di Cornino.
Il 3 novembre il battaglione da montagna del Wurttenberg cessa di far parte del Corpo Alpino tedesco e riceve l'incarico -inquadrato come avanguardia nella imperial regia 22° divisione fucilieri, di forzare il passaggio delle Alpi Carniche per Meduno-Claut, di raggiungere nel minor tempo possibile la valle superiore del Piave presso Longarone, allo scopo di sbarrare alle forze italiane schierate sul fronte delle Dolomiti la via di ritirata verso sud.
Grossi pattuglioni montati su biciclette italiane di preda bellica vengono mandati in perlustrazione verso Meduno. L'avangiardia del battaglione da montagna riesce a catturare, superata questa località, 20 ufficiali e 300 uomini di truppa presso Redona.
L'avanzata prosegue, restando sempre alle calcagna delle deboli retroguardie italiane, su di uno stretto sentiero attravrerso le dirupate Alpi di Clautana, verso il passo di Clautana. Il mio distaccamento marcia con il grosso, quello di Glosser forma l'avanguardia. Questa raggiunge nella serata del 6 novembre la località di Pecolat (a loro si erano uniti alcune batterie di obici da montagna ed un battaglione di Schutzen)
Al mattino del 7 novembre, il battaglione di montagna del Wurttemberg affronta sempre nella stessa formazione, la salita verso il passo di Clautana.
Quando gli elementi avanzati dell'avanguardia si avvicinano alla strettoia del passo situato a quota 1439 essi vengono investiti dal fuoco di consistenti forze nemiche appostate sulle alture che fiancheggiano sui due lati il passo.
Il fuoco delle mitragliatrici e dell'artiglieria ostacola inoltre notevolmente il progresso della stessa avanguardia che si trova sulla stretta e tortuosa rotabile tra Pecolat e il passo.
Ben presto, il fuoco italiano impedisce qualsiasi movimento sulla strada del passo e sul terreno roccioso ai due lati di essa.
L'avversario è annidato in ottime posizioni, molto in alto, sulle pareti strapiombanti del monte La Gallina (1634 metri) e sulla cresta nordorientale del monte Rosselan (2067 metri, Ressettum), che formano un fronte di circa duemila metri a cavallo del passo. La posizione sembra imprendibile.
Il maggiore Sproesser fa entrare in azione il distaccamento Rommel (1°, 2° e 3° compagnia fucilieri e la compagnia mitraglieri), che è inquadrato nel grosso, per aggirare per il monte Rosselan il nemico schierato sul passo.
Già la salita nel letto del torrente Silisia viene notevolmente ostacolata dal fuoco delle mitragliatrici e dell'artiglieria nemica. Avanziamo di piccoli balzi, saltando da un roccione all'altro. Finalmente riusciamo a sottrarci al fuoco nemico infilandoci nella valle laterale che porta a quota 942. Presto tuttavia ci troviamo davanti le pareti a picco, alte varie centinaia di metri, del monte Rosselan, che ci impediscono di continuare la salita. Un aggiramento del nemico per il sud si rivela impossibile. Non rimane altro da fare che attaccare frontalmente il nemico sul passo.
Per ore e ore ci arrampichiamo così tra le rocce per avvicinarci a sud della strada del passo al nemico. I valenti fucilieri superano con le mitragliatrici pesanti in spalla tratti di terreno che io, privo di zaino come sono, faccio fatica a superare. Solo poco prima del calar dell'oscurità, il distaccamento Rommel raggiunge, completamente esausto, i cocuzzoli situati a 600 metri a sudest del passo e riesce a stabilire il collegamento con elementi del distaccamento Gossler, che si trovano al medesimo livello varie centinaia di metri a Nord della strada del passo.
Conifere di basso fusto sottraggono i miei alla vista del nemico che occupa a semicerchio le alture rocciose davanti a noi.
Concedo alla truppa stanca un pò di riposo e nel frattempo esco con il tenente Streicher e varie pattuglie per esaminare la possibilità di un attacco notturno a sorpresa sul passo.
La notte è buia, il cielo coperto. Buon per noi che la neve tra le basse conifere manda un pò di riverbero!
Purtroppo, la neve scricchiola sotto le scarpe, provocando a tratto il fuoco dei difensori.
Proprio così, tuttavia, riesco ben presto a farmi un'idea dell'andamento della linea nemica.
Un pò alla volta riesco ad individuare posizioni adatte per le mitragliatrici, distanti poche centinaia di metri dalla strettoia del passo e sopraelevate di vari metri.
Con estrema cautela e cura costruiamo nel corso di varie ore di lavoro i ripari che dovranno proteggerci dal fuoco nemico durante l'attacco.
A questo scopo viene impiegata tutta la compagnia mitragliatrici pesanti.
Nel frattempo provvedo a schierare le l'attacco al 1° e la 3° compagnia a una distanza di circa 300 metri dal passo, in posizioni coperte contro il fuoco nemico proveniente dall'alto.
Alle 24 tutte le mitragliatrici pesanti della compagnia mitraglieri dovranno neutralizzare per 2 minuti il nemico nella strettia del passo, per spostare poi il tiro sull'avversario appostato ai due lati della stessa strettoia.
La 1° e la 3° dovranno partire all'assalto rispettivamente sulla destra e sulla sinistra del canalone che porta al passo, non appena le mitragliatrici pesanti avranno aperto il fuoco e conquistare con le bombe a mano e all'arma bianca il passo.
Purtroppo mi sono trattenuto troppo a lungo con i plotoni che dovranno provvedere al tiro d'appoggio.
Quando le mitragliatrici pesanti iniziano il fuoco continuo, disto sul pendio roccioso ancora varie centinaia di metri dalle due compagnie d'assalto che devono passare all'attacco di propria iniziativa, ma che volevo accompagnare.
Mi precipito con tutta la velocità consentitami dalle gambe, ma con mia grande meraviglia trovo le due compagnie ancora sulle posizioni di partenza.
Che i comandanti siano venuti meno al loro dovere o addirittura la truppa? I due minuti del tiro d'appoggio delle mitragliatrici pesanti sono già trascorsi.
Il movimento, ora iniziato, delle truppe d'assalto non è più sincronizzato con il fuoco delle mitragliatrici.
Il nemico sul passo non è più costretto a tenersi coperto.
Nessuna meraviglia che l'attacco dei fucilieri di montagnaviene respinto dopo un duro scontro a base di bombe a mano con perite tra noi.
Fallito l'attacco ritiro le due compagnie sulla posizione di partenza.
Sono molto arrabbiato per l'esito di questo attacco notturno. dall'inizio della guerra è il primo attacco che non mi riesce.
Le ore di durissimo lavoro sono state inutili.
Una ripetizione dell'attacco durante la notte in corso mi sembra privo di di prospettive, né posso chiedere altro alla truppa esausta dalla fatica.
Dopo tutte le fatiche alle quali si è sobbarcata nella giornata precedente e durante la notte ha bisogno di dormire e di mangiare per essere di nuovo in grado di battersi.
Soddisfare queste due esigenze è assolutamente impossibile a 1400 metri di altitudine nella neve e nel ghiaccio e per di più a pochissima distanza dal nemico.
Inoltre un ammassamento di consistenti forze nelle immediate vicinanze del passo alla luce del giorno mi sembra molto pericoloso.
Fatte queste considerazioni rompo il contatto con il nemico e ripiego a valle presso Pecolat.
Cammin facendo riferisco al maggiore Sproesser, il cui posto di combattimento si trova a mezz'altezza in un anfratto roccioso, sul fallimento dell'attacco notturno.
Il distaccamento arriva a Pecolat solo poco prima dell'alba. le poche misere capanne rigurgitano di truppe.
Così ci accampiamo all'aperto...Il sole penetra con i primi raggi nella stretta valle.
A questo punto mi chiamano al telefono.
E' il comando del battaglione: "Il nemico ha sgomberato il passo di Clautana. Il distaccamento Rommel si metta subito in marcia  e segua il distaccamento Gossler serrando sotto. Il battaglione continua l'inseguimento per Claut". 
Poco prima dell'aba pattuglie della 5° compagnia avevano constatato che l'avversario aveva sgomberato il passo.
La gioia di apprendere che il nemico ha ceduto senza combattere l'ottima posizione ci da nuovo vigore.
Ben presto il distaccamento Rommel è di nuovo in marcia.
Dopo varie ore, salendo questa volta sulla rotabile, raggiungiamo il passo, dove possiamo constatare l'efficacia del tiro della 1° compagnia mitragliatrici pesanti contro la posizione nemica.
Una delle mitragliatrici ha preso d'infilata per varie centinaia di metri la rotabile subito a nordovest del passo, causando perdite al nemico. ne sono testimoni le numerose bende insanguinate ai due lati della strada.
E' sorprendente l'indifferenza con la quale i fucilieri da montagna trasportano sulle spalle pesanti carichi.
Questi uomini marciano e combattono ormai da 24 ore senz'aver goduto di un riposo prolungato.
In questo periodo hanno scalato due volte il passo di Clautana, il che fa sommato un dislivello di 1800 metri. Ora marciano speditamente in discesa. Il distaccamento Gossler di avanguardia anche l'8 novembre, ci precede ad una discreta distanza.
Verso mezzogiorno raggiungiamo presso Claut l'avanguardia e ben presto riprendiamo la marcia.
Il distaccamento Gossler incontra il nemico preso località Il Porto e passa all'attacco, ma lo scontro non assume proporzioni serie dato che l'avversario ripiega verso nord.
Ora, mentre il distaccamento Gossler marcia su Il Porto, il distaccamento Rommel entra in azione contro Cimolais, partendo da San Gottardo
Fondo del percorso