TRAMONTI DI MEZZO - Forcella Zuvial - San Vincenzo in Canal di Cuna (parte 1: lato EST)

DATI
Lunghezza: 16.0 Km - Km sforzo: 24.5 Kmsf - Salita: 850 m - Discesa: 850 m - Dislivello totale: 1700 m - Altitudine minima: 394 m slm - Altitudine massima: 896 m slm

Difficoltà:
Cammino: Media Nordic Walking: Media Mountain Bike: Media Corsa: Alta
Accessibilità
Disabili (carrozzina): Non accessibile
Bimbi (passeggino): Non accessibile
Famiglie: Per bambini autonomi
Anziani: Medio
Cani: Medio
Io peso
kg
e ho
Questo percorso corrisponde a...
Tempo
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ore
Calorie
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Kcal
Risparmio
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Vita in più
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ore

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CARATTERISTICHE - Il Canal di Cuna era la via di collegamento più alta tra la Val Tramontina e la Val d'Arzino: il cuore si trovava a San Vincenzo (noto anche come Pascalon) dove era stata costruita una chiesetta dedicata a San Vincenzo Ferreri (santo protettore da terremoti e tempeste) distrutta dal terremoto del 1976 ed in seguito ricostruita. Si tratta di una lunga ma facile camminata: per chi ha un minimo di allenamento ciclistico, poiché fino a Selvapiana la strada è asfaltata (e transitabile dalle auto) è possibile percorrere la prima parte del percorso in mountain bike e continuare da Selvapiana su una comoda mulattiera sterrata, fino a raggiungere forchia Zuviel: sono in tutto 6,3km con una pendenza media dell'8%, anche se molto variabile come qui sotto descritto. Acqua reperibile in abbondanza. La descrizione dell'altra metà del canal di Cuna ossia il tratto tra San Francesco e San Vincenzo è visualizzabile cliccando su questo LINK

Il tratto asfaltato da Tramonti di Mezzo a Selvapiana misura 4,8km: pendenza media 7%
  • La prima parte da Tramonti di Mezzo a inizio salita misura 2,4 km: pendenza media 2%.
  • La seconda parte da inizio salita a Selvapiana misura 2,4 km: pendenza media 12%.
Il tratto sterrato da Selvapiana Forchia Zuviel misura 1,5 km: pendenza media 10%.

DESCRIZIONE - Partiamo da Tramonti di Mezzo (394mslm) nei pressi della chiesa ove troviamo parcheggio in via Carducci. Da qui cerchiamo l'inizio di via Canal di Cuna (segnavia CAI 831 e CAI 830), una strada asfaltata che risale lungo la valle del torrente Chiarchia: a 1,7km dall'inizio di via Canal di Cuna (fino qui solo tranquilli saliscendi) troviamo indicata sulla destra una fonte d'acqua. La salita continua con pendenze tranquille fino all'inizio della vera ed impegnativa salita, che produce brevi strappi a pendenze importanti (direi 18%), quindi si attenua ma rimane impegnativa fino a raggiungere Selvapiana (745mslm).
Qui troviamo sulla sinistra il bivio in cui il CAI 830 si dirige verso Forchia Ciuf (905 mslm), mentre noi continueremo lungo la strada (CAI 831) che poco oltre un rudere diventa sterrata ed attenua la sua pendenza fino a giungere ad altri ruderi nei pressi di Forca Zuvièl (896mslm).
La mulattiera qui termina giungiamo nei pressi del bivio tra 2 sentieri: quallo di sinistra è il sentiero che sale a forchia Ciuf ed a seguire a monte Sciara e casera Teglara, mentre noi seguiremo quello di destra che in comoda discesa percorre il dorso di un costone tra i due rami da cui orgina il torrente Comugna.
Arriviamo ad una edicola sacra in località "Piè di Cuesta" nei pressi di un primo ponticello sul torrente Comugna ed in breve raggiungiamo un secondo ponte sul rio Cuel della Barcia, ove compare in tutta il suo incanto l'antico paese abbandonato di San Vincenzo (Pascalon).
CENNI STORICI - Nell'allegato "Storia" è disponibile in PDF il libro "Canal di Cuna, stralci di storia e ricordi", da cui sono state ricavate la maggior parte deiu contenuti qui a seguire riportati

In Canal di Cuna i primi insediamenti temporanei a partire dalla metà del '500 erano costituiti da stalle per mandrie dei pascoli estivi: gradualmente alle stalle si aggiunsero piccole abitazioni in pietra con il tetto in paglia o nella migliore delle ipotesi ricoperte in scandole di legno.
Nel tempo la presenza umana da stagionale divenne fissa: il pioniere fu Michele Menegon che nel 1600 a seguito di un contrasto con i propri familiari di Tramonti di Mezzo decise di portare la propria famiglia a vivere in un luogo tra il torrente Giaveada ed il rugo della Forchiazza nell'attuale sito di località Chiaschiarmes (allora Cisternis), dove andarono a risidere in un edificio diroccato in pietra coperta da "scandole".
Nel 1792 risultavano residenti in Canal di Cuna 15 famiglie: altri nuclei familiari che si aggiunti portavano i cognomi di Lorenzini (a Piedigiaf) e Pielli (a Val Premedia).
Il 7 giugno 1794 si registrarono 2 forti scosse di terremoto, che fecero crollare molti degli edifici, provocando 4 morti: altri due forti terremoti si erano già verificati nel 1776 e 1789.

Nel 1745 era stato eretto l'Oratorio di San Vincenzo: a seguire in altri punti della valle vennero erette alcune semplici edicole. L'altare ligneo del 1853 fu sostituito con uno in pietra e nel 1880 il bellunese Luigi Schiasutti dipinse una pala che raffigurava San Vincenzo Ferreri.
Nel 1850 una convenzione con don Leonardo Bidoli di Tramonti di Mezzo consentì di celebrare 12 messe all'anno e contestualmente dedicare tempo all'insegnamento della dottrina cristiana, per 50 centesimi a residente, 2 lire per messa e 2 capretti.
Nel 1963 le campane vennero tolte dal campanile e trasferite a Tramonti di Mezzo

Nel 1904 venne creata una Cassa Operaia per il risparmio doitata di Statuto autonomo.
L'insediamento era stato facilitato dal torrente Comugna, che garantiva stabilmente acqua ed una ottima pescosità (trote marmorate, trote salmonate e cavedani).
Oltre al pascolo un'attività importante era quella boschiva vista la presenza di ampi boschi e la importante richiesta di legname (pini) da parte dei cantieri navali della Serenissima, che poteva essere trasportato per fluitazione tramite il Comugna.
Si racconta che i ponticelli sul torrente Comugna vennero fatti costruire nel 1928, dopo che un alto ufficiale era scivolato nel torrente con il suo cavallo.
Si era nel tempo formata una prospera comunità di circa 200 persone che viveva di cacciagione, pesca, allevamento di mucche capre e pecore (=latte, formaggio, carne), piccola agricoltura (fagioli, "cartufulas" o patate, zucche), alberi da frutto (viti, ciliegi, meli, noci).
Gli uomini facevano i "gears" (cestai) o i "boscjadors" (boscaioli).
Le donne la domenica andavano a Tramonti di Mezzo a messa ed a fare la spesa tornando con gerle cariche fino a 30-40kg. 
Testimonianze orali riferiscono che una comunità di frati seguaci di San Vincenzo ferrer venne a vivere per un periodo in Canal di Cuna: un casolare sulla sponda sinistra del torrente possiede il toponimo di "Frari" e potrebbe essere riferito a tale esperienza.
Vennero costruite delle fornaci dove si faceva la calce e poco oltre Pascalon fu realizzato un mulino in località Tomba: veniva alimentato da due prese d'acqua, uno dal rio Sacchis, una dal torrente Comugna.
I tetti di scandole di legno vennero sostituiti con coppi trasportati dalla Val di Preone con gerle tramite il sentiero di Teglara o di Cima Giaf.
I ballatoi in legno erano esposti a Sud, la cucina era a piano terra e per scaldarsi prima si usò il "fogher", in seguito lo "spoler": in ogni casa c'era una stanza dedicata a fare il formaggio e conservarlo.
L'alimentazione era a base dei derivati del latte (burro, ricotta, formaggio) e dai prodotti degli orti costruiti su terrazzamenti (radicchio, verze, rucola, fagioli, granoturco, patate, ...): d'inverno veniva ucciso il maiale da cui si ricavavano salami, salsicce, cotechini, sanguinacci. 
Quando si ammazzava il maiale era tradizione fare "las mulas", prodotto a base di sangue che veniva mescolato ancora caldo con latte e fatto bollire, aggiungendovi zucchero e spezie, mescolando il tutto fino ad ottenere una specie di budino.
Il radicchio veniva condito col "sic", con dell'olio o del lardo o mangiato assieme a patate lesse o polenta.
Raramente compariva il pane.
Alle minestre di fagioli ed ai minestroni si alternavano "giuf", "sofrit" e "pestum".
Con i lamponi ed i mirtilli raccolti d'estate nei pascoli venivano realizzate marmellate e sciroppi, mentre con il corniolo si faceva la grappa.
La cacciagione più abbondante era rappresentata da camosci, ma erano presenti anche lepri, volpi, tassi, coturnici, galli forcelli e galli cedroni, aquile, caprioli e rane (queste ultime considerate ghiottonerie: fritte nel burro oppure cotte sul "borest" o in umido con il latte").

La scuola elementare fu costruita nel 1928 dopo il disastroso terremoto: i "cjanaglins" rinunciarono ai soldi destinati alla riparazione delle abitazioni e li destinarono alla costruzione della scuola. In precedenza fin da inizio Novecento l'istruzione veniva impartita in una stanza di una casa in borgata Morasit. Tra i primi insegnanti ci fu il maestro Nannini.
La scuola fu costruita in blocchi di cemento e con la calce prodotta da una fornace in località Gardelin e dedicata a Benvenuto Menegon, caduto durante la Prima Guerra Mondiale e decorato con medaglia d'argento al valor militare.
Tra gli insegnanti un ruolo di primo piano ebbe il cav. Paolo Menegon, maresciallo maggiore dell'esercito ritiratosi in pensione nel Canal di Cuna. 
"Il maestro era Paolo Menegon, maresciallo maggiore dell'esercito, che fu nominato cavaliere e che si ritirò a vivere in pensione in Canal di Cuna, dove insegnò ai bambini a leggere ed a scrivere. Anche se eravamo piccoli, il maestro voleva disciplina. Alla mattina ci mettava in fila, ci faceva entrare in aula e faceva l'appello. Poi controlava se tutti avevamo il fazzoletto di naso, le mani, le unghie e le orecchie pulite. Chi non era in ordine doveva mettere le mani sul banco e lui, con una bacchetta di legno che aveva sempre con sè, li bacchettava per poi mandarli a lavarsi al torrente". Elisa Lorenzini

La scuola era aperta da giugno a settembre e comprendeva le prime tre classi elementari: per la quarta e la quinta i bambini dovevano andare a Tramonti di Mezzo.

Nel 1841 vi erano 14 nuceli familiari (97 persone): Menegon, Lorenzini, Pielli i cognomi predominanti
Nel 1861 vi erano 16 nuceli (119 persone)
Nel 1884 risultavano presenti 131 abitanti
Nel 1900 vi erano 16 nuclei con 114 persone.
Nel 1935 vi erano 15 nuclei, ma 85 persone
Lo spopolamento iniziò dai boscaioli che emigravano stagionalmente per poi rientare in Canal di Cuna, fino nel tempo ad individuare nel corso delle migrazioni altre sedi con migliori opportunità, in località meglio servite e più comode.
L'ultima famiglia residente abbandonò la valle nel 1954: gran parte delle abitazioni vennero definitivamente abbattute in seguto alle due forti scosse del terremoto del 1976.   

Nei pressi di cima Giaf nel 1976 furono poste due lapidi: una un cippo a memoria dei coniugi Lorenzini qui uccisi il 4 novembre 1944 e l'altra in ricordo dei due partigiani garibaldini "Sole" (Valentino Puppin) e "Monte" (Angelino Ferigutti), uccisi uno il 3 e l'altro il 4 dicembre 1944 nel corso di un rastrellamento da parte dei cosacchi: nel 1991 dei vandali distrussero le lapidi e l'ANPI rifece il monumento.

TESTIMONIANZE

"...si tocca un sacello in disuso e dei tornanti che tolgono il respiro, poi sulla destra uno spiazzo di per sè insignificante da modo a Ilio di ricordare la seconda guerra mondiale. "Qui" dice "sono stati uccisi tre soldati austriaci. ma che colpa hanno i ragazzi che vanno a morire in guerra!"... I cjanaglins ogni volta che passavano per qui facevano il segno della croce" - Attilio Menegon (Ilio)

"Mia madre è rimasta vedova intorno ai quarant'anni: mio padre è morto in conseguenza della guerra, lasciando mia madre sola con i bambini ancora piccoli: la più grande di noi aveva solo 12 anni; .... con la guerra del 1942 tante cose per molti andarono in frantumi. In quella zona di montagna i tedeschi non sganciarono mai una bomba, preferivano farci spesso delle visite. Il nostro timore era che i tedeschi e i partigiani si incontrassero in una borgata, in questo caso, per noi sarebbe stata la fine. Tante volte, comunque, abbiamo dovuto lasciare a loro disposizione le case... Mi trovavo a Tramonti di Mezzo con mia madre e delle persone ci avvertirono che a Canal di Cuna sarebbero arrivati i tedeschi. Velocemente prendemmo la strada di ritorno, non la solita per timore di incontrarli, ma andammo per Cimincions. Il viaggio fu lungo e quando fummo in cima alla Montuccia vedemmo fumo a Piedigiaf, nel Sterp e in cima Giaf. Con il cuore in tumulto scendemmo verso casa con il presentimento che qualcosa fosse successo. Difatti quel giorno i tedeschi uccisero lo zio Nardin fucilandolo, poi colpirono con il calcio del fucile la moglie e incendiarono la casa...."  Elena Lorenzini in Pielli, nata nel 1929 a Cerva.

"Durante la guerra il 3 novembre 1944 di notte i cosacchi occuparono la borgata di Chiaschiarmes, erano arrivati dalla valle di Preone...uccisero il maiale, lo cucinarono e se lo magiarono ... il giorno seguente presero mio padre, il direttore dei lavori e suo figlio e li portarono via, bruciarono le case e s'incamminarono verso Piedigiaf. Qui trovarono i telefoni che usavano per il lavoro della teleferica e pensando che fossero dei partigiani uccisero sul ponte Lorenzini Leonardo, nel cortile di casa colipirono con il calcio del fucile la moglie e bruciarono tutto. Sul corpo della povera donna morta caddero i legni della casa in fiamme. Il papà, il dierttore dei lavori e il figlio furono trasferiti a Udine, interrogati e rilasciati. Ci trasferimmo sul Cual di Masut, ...Emilia de Stefano, nata nel 1922 a Chiaschiarmes.

"Mi ricordo che durante la guerra c'era la teleferica che trasportava legna e carbone oltre la nostra valle...la mia famiglia aveva una specie di osteria che vendeva vino..."  Pia Bidoli, nata nel 1937 a Pascalon.
 
RESISTENZA IN CANAL DI CUNA - "Mi chiamo Cozzi Egidio, nome di battaglia "Marino" e sono uno dei 5 partigiani rimasti tutto l'inverno in canal di Cuna...era la seconda quindicina di agosto 1944 e alle dipendenze del comandante Ninci e del commissario Andrea, comandanti della divisione "Garibaldi Friuli", si trovava il sottoscritto in qualità di corriere personale di entrambi...Nel corso del grande rastrellamento del dicembre 1944 ritornai a casa. Pochi giorni dopo il prete di Travesio tramite una donna del paese mi avvisò di fuggire poiché le SS di Meduno mi davano la caccia. Esse erano accompagnate da un delatore ex partigiano garibaldino, il quale consocendo le generalità di motli partigiani, le conduceva per i paese nel tentativo di catturarli. Nonostante la collaborazione venne a sua volta fucilato a Udine .... A questo punto mi trasferì in Canal di Cuna, dove trovai altri 4 compagni ...In uno di questi pattugliamenti il compagno Cinquecento e il compagno Folgore, catturarono un cosacco proveniente da San Francesco, che con il binocolo controllava la vallata. Il commissario Remo mandò a chiamare un comandante del battaglione partigiano russo, poi interrogarono il cosacco. Alla fine risultò trattarsi di uno di coloro i quali presero parte ai saccheggi e alle uccisioni di persone in Canal di Cuna. Poiché era impossibile trattenerlo come prigioniero, lo condannarono a morte con una sentenza eseguita dallo stesso comandante russo. Lo sotterrarono in prossimità dell casera Gardelin, non sono a conoscenza de alla fine del conflitto la salma sia stata trasferita....Per quanto riguarda il rifornimento di viveri e generi esso avveniva presso una stalla che si trovava nelle vicinanze del castello di Pielungo ...il materiale veniva trasportato per il sentiero che fiancheggiava il torrente Comugna. Questo sentiero era già impervio, se si considera poi che si trasportavano a dorso fino a 35/40kg ed inoltre era sovente innevato, si pensi in quali condizioni si giungeva alla fine... Viveri e materiali venivano distribuiti anche alle famiglie che ci aiutavano e nelle possibilità veniva consegnato loro del denaro come ricompensa. I soldi ci venivano mandati da comando-tappa della pianura.
In previsione di un "lancio" che vrebbe dovuto essere effettuato in Canal di Cuna nell'ultima quindicina di marzo, il commissario Remo mi inviò a Castenovo per cercare l'aiuto di una quindicina di partigiani. Portai i compagni in Canal di Cuna, indi fui inviato assieme ad altre 4 persone a prelevare la missione italo-americana che si trovava dietro il monte Cuar. Il luogo prefissato si trovava a circa 6-7 ore di cammino. Il viaggio durò due giorni poiché si camminava solo di notte, per la presenza sul territorio (in particolare a San Francesco) di cosacchi e per il peso dei vari materiali. Tutto veniva predisposto in funzione del lancio che doveva avvenire ai primi di aprile; si preparavano delle piazole su cui si dovevano accendere i fuochi che dovevano avere la forma di una freccia con la punta rivolta verso l'abitato di Tramonti. Si predispose la sorveglianza del territorio con una pattuglia sul senstiero che portava a Tramonti di Mezzo e una sul monte Giaf sopra San Francesco. Il lancio si effettuò in una serata di chiaro di luna ed accendemmo i fuochi verso la mezzanotte. Frattanto gli americani con la radio mantenevano il contatto con l'aereo il cui rombo sentimmo in lontananza. Cominciò il lancio, l'aereo era molto basso tanto che si udiva l'aprirsi dei paracaduti. Ne lanciarono una ventina. Il carico dell'ultimo paracadute era costituito da bombe a mano; era talmente pesante che si sfracellò il contenitore sui sassi del monte Ciuf. Alcuni ordigni esplosero. Ci fu del panico temendo l'arrivo dei tedeschi. Già al mattino, grazie all'aiuto degli abitanti il materiale era nascosto. Le munizioni e le armi le portammo nel "Busat della Montuzza", una caverna sopra la miulattiera che porta a Piè di Giaf....Alla fine del lancio riprendemmo la strada del monte Cuar dove riaccompaganmmo la commisisone americana... Verso il 15 aprile 1945 il compagno Ardo ci portò l'ordine di partire in direzione di Spilimbergo per l'imminente insurrezione."  Egidio Cozzi

La mia famiglia è originaria di Cerva in Canal di Cuna. Abbiamo una storia curiosa che ci tramandiamo oralmente da generazioni. Il mio avo Giacomo fu assunto dal Provveditore dei boschi di Venezia come guida e accompagnatore. Venezia a quel tempo aveva bisogno dei faggi per le sue fondamenta e le sue navi. Furono anni buoni per la mia famiglia e per tutta la valle; si lavorò per il taglio del legname e il suo trasporto a valle. In Canal di Cuna si specializzarono nella costruzione delle lisse per far scendere a valle i tronchi, tanto che poi i cjanaglins per la loro esperienza e capacità, furono richiesti nei boschi di mezza Europa. Si facevano anche le stue che erano delle dighe che bloccavano il fluire dei torrenti, li spegnevano, come dicono i veneziani li stuavano; poi l'acqua del bacino a monte veniva rilasciata e i tronchi preparati nell'alveo con la piena improvvisa venivano portati a valle.
Il mio avo Giacomo girava per i sentieri e i boschi con il Provveditore per segnare gli alberi da tagliare. Avevano fatto amicizia e un giorno che si erano fermati a mangiare un boccone sopra un promontorio dalle parti di Forcja Bassa - con una bella vista sulla valle Giaveada - il Provveditore confidò a Giacomo che la sua famiglia proveniva da Tana, una città delle lontane Russie, che un tempo era dominio veneziano, situata alla foce del fiume Don.
Da quella volta Giacomo prese a chiamare quel promontorio il Qual di Tana. Il nome fu presto imparato in tutta la valle, ma anche storpiato in Qual da la Tana supponendo che in tal luogo vi fosse il ricovero di un animale, forse dell'orso. La gente chiedeva a Giacomo dove fosse questa tana e lui rispondeva sornione: in ta li Russis, intendendo nelle Russie, ma ben sapeva che li russis in dialetto dei carnici erano gli alač, cioè i pini mughi. Così molte persone nel tempo - e forse ancora adesso - hanno cercato la fantomatica tana in mezzo alle intricate macchie di pino mugo nei pressi della Forcja Bassa! - Agostino Pielli, intervista a "La tana dell'Orso"

EVENTI IN CORSO DI GUERRE MONDIALI

Nel corso della Prima Guerra Mondiale nei giorni della disfatta di Caporetto una minoranza di truppe tedesche guidate dal tenente Rommel deviarono lungo la Val d'Arzino e raggiungero Tramonti di Mezzo unendosi ai reparti principali, diretti alle Tronconere ed a seguire verso forcella Clautana. (MANCANO DATI DI CONTESTO)
Nella Seconda Guerra Mondiale sono stati uccisi tre soldati austriaci tra Pascalon e forcella Zuviel. (MANCANO DATI DI CONTESTO)

RIPIEGAMENTO DELLA 36° e 63° DIVISIONE DALLA BATTAGLIA DI CAPORETTO - La chiusura della pedemontana e quindi la base della Val d'Arzino da parte delle truppe tedesche che avevano sfondato il ponte nei pressi di Cornino determina la necessità del ripiegamento della 36° e 63° Divisione schierate all'interno della 4° Armata a difesa del fronte carnico.
Si tratta di circa 20 mila uomini ancora schierati fra le Prealpi Carniche, il Tagliamento e montagne impervie che non consentivano alcuna facilità di movimento a masse di uomini in armi.

Nessuna delle due Divisioni era collegata via radio con il Comando del 12° Corpo d’Armata (Maniago) e con il Comando 2° Armata (Porcia): gli ordini andavano con staffette (motociclisti o cavalleggeri) da Maniago ad Anduins a Pielungo (dove era il Comando della 36° Divisione), poi raggiungevano Sella Chianzutan, Cavazzo Carnico ed Alesso (dove era il Comando della 63° Divisione). La via più breve per raggiungere per pedemontana Alesso venne interrotta nella notte tra il 2 ed il 3 novembre.

  • 3 novembre: l’ordine di ritirata parte da Maniago alle ore 12, ma arriva via radio solo alla 26° Divisione. Ad Alesso vedono i tedeschi sfondare il ponte di Cornino ed occupare la testa di ponte, ma non si può comunicare con il comando del 12° Corpo
  • 3 novembre: i tedeschi occupano Forgaria, Flagogna e Casiacco
  • 4 novembre: i tedeschi occupano Anduins e Vito d’Asio, Travesio, Meduno, Sequals, Colle
  • 5 novembre: i tedeschi occupano Clauzetto, Maniago, Montereale
  • 4 novembre, pomeriggio: il Comando della 36° Divisione riceve l’ordine di ritirata (con 1 giorno di ritardo), mentre la 63° Divisione non riceve mai l’ordine (...). Alle ore 16 arriva l’ordine successivo a quello di ritirata, con istruzioni confuse e mal comprensibili, che facevano capire che c’era stato un precedente ordine di ritirata. Le due Divisione concordano di ripiegare a San Francesco e si formano 3 colonne di ritirata:
    • settentrionale: Cesclans, Pusea, sella Chianzutan , San Francesco
    • centrale: da Alesso a val Palar, forchia Armentaria, val Sclusons, San Francesco
    • meridionale: Cuel di Forchia, val Tochel
  • 4 novembre mattina, il generale Taranto (36° Divisione) manda due reparti in ricognizione in val Meduna, una via canal di Cuna, uno per casera Pezzeit e forca Sopareit (Teglara?), che accertarono che la val Meduna era libera
  • 4 novembre: la Divisione Jager si posiziona alla base della val d’Arzino (aveva già combattuto contro la 63° Divisione in val resia e val Venzonassa). Verso sera attacco tedesco a Cuel di Forchia respinto da alpini. 
  • 4 novembre, ore 24: il grosso delle due Divisioni è a San Francesco, dove nell’osteria viene istituito il comando. Il generale Rocca (63° Divisione) prende in quel momento visione dell’ordine di ritirata, mai pervenuto. 
  • 4 novembre: il Comando del 12° Corpo d’Armata (gen Tassoni) viene spostato da Maniago a Barcis. Arriva l’ultimo contatto (foglio d’ordine n°6) dal Comando superiore: da questo momento in poi le Divisioni devono gestirsi autonomamente, non avendo notizie né sulla guerra, né sulla situazione nella valle parallela (val Meduna) né delle sorti della 26° Divisione.

L'ordine di ripiegamento viene inviato il 3 novembre 1917, ma poche ore dopo il generale Tassoni invia un contrordine. Se quell’ordine di ripiegamento avesse avuto esecuzione, probabilmente le due divisioni si sarebbero salvate: invece, su contrordine impartito telefonicamente dallo stesso generale Tassoni, alle ore 7,00 di quella stessa giornata, ogni movimento viene sospeso.

  • ll 5 novembre una colonna con le salmerie e la 155° compagnia del monte Canin con funzione d’avanguardia doveva attraversare il canal di Cuna e raggiungere Tramonti di Sotto. Da lì prosegue verso Frassaneit, Selis, forcella Caserata arrivando il 7 novembre a Claut, continuando per Cimolais, Longarone, Belluno, Feltre, arrivando a Bassano il 10 novembre e sottraendosi alla cattura.
  • A seguire dopo poche ore per lo stesso tragitto la brigata Benevento (133 e 134° reggimento fanterie) raggiunge Tramonti di mezzo (La brigata «Benevento», con le impedimenta, avrebbe invece preso la mulattiera del Canale di Cuna per dirigersi verso Tramonti, itinerario che qualcuno suggeriva dovesse essere preso anche dal resto delle due divisioni, presagendo che le possibilità di salvezza, puntando verso sud, fossero limitate);
  • 6 novembre: una parte della brigata Benevento segue il percorso dell’avanguardia, una parte sale verso il passo Rest, una parte scende alla stretta di Redona. La parte salita verso nord era il 2° battaglione del 133° reggimento (maggiore De Rosa): arrivato a Tramonti di Sopra si scontra con i gruppi scesi dal monte Rest e viene annientato: tutti vengono o uccisi o fatti prigionieri. La parte scesa a Sud verso la stretta di Redona era il 1° battaglione del 134° reggimento (ten col Ilardi): incontrarono truppe della 55° Divisione salite da Meduno e reparti della Divisione scesi dalla val Chiarzò (Pradis, Campone). Lo scontro avvenne presso case Clevata - Tridis e durò dalle 8 alle 15 fino all’annientamento delle forze italiane. Il sacrificio dei due gruppi permise il ripiegamento dell’avanguardia e della parte rimanente del Reggimento che si era avviata verso forcella Caseratta ed aveva potuto raggiungere Longarone.
  • Nel primo pomeriggio del 6 novembre anche il 35° fanteria della Pistoia, il 233 e 234 fanteria della brigata Lombardia, il 19 gruppo da montagna seguirono da San Francesco lo stesso percorso lungo il Canal di Cuna, ma ormai i nemici avevano occupato la val Meduna ed arrivati a Selva Piana furono costretti alla resa dopo breve resistenza.

La sera del 6 novembre tutta la val Meduna era occupata.
 

NOTE AMBIENTALI - Il torrente Comugna nasce a circa 800 mslm poco sotto forca Zuviel e nei pressi di Pascalon riceve da sinistra le abbondanti acque del rio Qual della Barcia, che ne aumentano di molto la portata.
Il torrente prosegue verso Est per qualche chilometro fino a ricevere la confluenza del rio Giaveada (477mslm), ove piega bruscamente a Sud e si dirige alla confluenza con l'Arzino a quota 360mslm.
Il torrente Comugna scorre spesso in profonde forre, talvolta inaccessibili come ad esempio alla confluenza del torrente Rossa.
In Val di Cuna l'acqua è abbondante solo nel fondovalle, mentre manca a quote medie ed elevate: le uniche sorgenti elevate sono nei pressi di stalla Gardelin, in Val Parmiedia e vicino al Mosareit
Dopo lo spopolamento della valle le estese aree prative presenti a bassa quota sono state invasi da arbusti e piante di nocciolo. 

Fonti bibliografiche:
"Canal di Cuna, stralci di storia e ricordi", anno 2001
"Pietro Menegon in Canal di Cuna", anno 2008
"Gli ultimi giorni dell'armata perduta", di Tullio Trevisan
http://www.latanadellorso.altervista.org/Cueldalatana/report.html
Fondo del percorso