CIMOLAIS - Passo San Osvaldo - San Martino - casera Mela - rifugio Maniago - forcella Duranno - forcella Lodina

DATI
Lunghezza: 20.8 Km - Km sforzo: 38.6 Kmsf - Salita: 1780 m - Discesa: 1780 m - Dislivello totale: 3560 m - Altitudine minima: 753 m slm - Altitudine massima: 2217 m slm

Difficoltà:
Cammino: Alta
Accessibilità
Disabili (carrozzina): Non accessibile
Bimbi (passeggino): Non accessibile
Famiglie: Sconsigliato
Anziani: Sconsigliato
Cani: Sconsigliato
Io peso
kg
e ho
Questo percorso corrisponde a...
Tempo
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ore
Calorie
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Kcal
Risparmio
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Vita in più
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ore

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CARATTERISTICHE - L'anello qui presentato è davvero impegnativo, soprattutto per lunghezza ed in secondo luogo anche per difficoltà: alcuni passaggi nei pressi di forcella Duranno sono per escursionisti esperti. In compenso i panorami dolomitici sulle vallate che scendono da cima dei Preti, Duranno e cima dei Frati sono davvero qualcosa di notevole. Alta probaiblità di incontrare stambecchi e camosci. Ultima fonte d'acqua a rifugio Maniago. La lunghezza potrebe essere abbreviata con disponibilità di due vetture evitando il tratto tra passo San Osvaldo e casera Mela.  
DESCRIZIONE - Valicato il poasso San Osvaldo, partiamo da Pre de Tegn dove -nei pressi di un piccolo spiazzo dove è possibile lasciare la vettura - inizia il sentiero CAI 380, che sale discretamente di 160 metri per entrare nel bosco de Cioppe, quindi decorrere lungo un fresco traverso, infine scendere in direzione dell'abitato di San Martino, dove sbucheremo nei pressi di una fontana, dove sarà utile raccogliere acqua. Indietereggiamo di una ventina di metri per individuare la traccia un pò nascosta che sulla destra scende in direzioen della strada SR251 su cui ci immetteremo andando a destra. Procediamo su asfalto in direzione di Erto passando a fianco all'impressionante salto dell'orrido della val Zemola, quindi al capitello di San Remedio, infine giungendo nei pressi della rotonda di erto, dove andremo a destra lungo via Val Zemola. Giunti al primo tornante della strada abbiamo una prima opzione che ci consente di risparmiare asfalto, valicando il guard rail e seguendo la evidente traccia che pessa per località Val da Pont: alla fine delle case la traccia diviene poco evidente e può essere parzialmente inerbata. Per chi non vuole rischiare poco oltre il primo tornante può trovare la prosecuzione del sentiero CAI che si diparte dalla destra e sale in direzione di località Sciavale da cui si congiunge con via Val Zemola nei pressi di San Liberale. In ogni caso un tratto più o meno lungo di via Val Zemola andràò percorso per arrivare al rifugio casera Mela. Da qui ci incamminiamo seguendo i segnavia dei CAI 374 che ci condurranno agevolmente al rifugio Maniago. Una volta superate le grave del torrente Zemola giungiamo all'inizio del sentiero CAI 908 che andando a destra conduce a casera Galvana e da dove è possibile raggiungere il rifugio Maniago. Noi però andremo a sinistra lungo il CAI 374 che comodamente ci condurrà al rifugio. Per gli amanti delle tracce abbandonate, una volta risaliti per circa 300 metri lungo la strada sterrata che decorre sulla sinistra orografica del torrente Zemola, quando essa curva a sinistra possiamo individuare una traccia abbandonata (è l'ex CAI 374, ora deviato per la via più semplice) che si dirige nel modo più diretto al rifugio Maniago. Tale percorrenza è molto bella, prima in un sottobosco di faggio e poi di abeti, presenta brevi tratti di traccia non ben visibile (utile avere la traccia GPX qui scaricabile) e decorre lungo le pendici del col Bozzia: presenta un unico inconveniente, ossia una breve frana di circa 5 metri leggermente esposta da valicare con attenzione: sotto non ci sono salti particolarmente pericolosi, ma una caduta potrebbe risultare sicuramente fastidiosa. Solo per escursionisti esperti...tutti gli altri meglio procedere per il normale CAI 374.
A rifugio Maniago (1730mslm) troveremo l'ultima possibilità di raccogliere acqua: sopratttutto d'estate sarà bene considerare la faccenda perché manca ancora parecchia strada all'arrivo: il sentiero CAI374 inizia da dietro il rifugio e si dirige verso forcella Duranno.
Il primo tratto attravresa agevolmente mughi e facili roccette; la seconda parte sale comodamente lungo comode ghiaie in uno spettacolare anfiteatro dolomitico sotto la parete Sud del Duranno fino a portarsi all'ultimo e più complicato tratto, ossia una salita abbastanza verticale su roccia in cui dovremmo mettere giù le mani (1° grado): un passaggio sicuramente più delicato se percorso in discesa. In ogni caso le difficoltà le incontereremo ad inizio della salita, poi la difficoltà cala fino allo scollinamento in forcella Duranno (2217mslm). Sosta d'obbigo in un punto panoramico di straordinaria bellezza, in cui non sarà improbabile incontrare qualche stambecco.
Riprendiamo il sentiero CAI 374 che decorre tra le cime Centenere: il primo tratto attraversa senza problemi un'alta prateria alpina sul versante Est delle cime, poi volta a destra e si porta su una selletta poco prima del cosiddetto Portellin in cui la traccia CAI invita a scendere e decorrere lungo il versante Ovest. Personalmente il breve tratto di discesa (una ventina di metri) mi è sembrato assai periglioso, discretamente verticale, tra rocce friabili e ghiaino duro ed insidioso, che se percorso in discesa non mi è sembrato molto sicuro: una volta calatisi di 20 metri poi decorriamo a sinistra passando agevolmente a ridosso delle rocce fino a giungere al Portellin, una sorta di doppia colonna di pietra. Una alternativa nettamente più facile e consigliabile mi è sembrata quella di seguire il decorso di cresta della cima che conduce al Portellin (vedi immagine in galleria fotografica).
Da qui in poi scendiamo agevolmente senza problemi in un tratto ancora densamente spettacolare che ci condurrà alla grande ed ancora bellissima prateria alpina della busa dei Vediei, da cui agevolemente scenderemo fino a forcella Lodina.
Da qui scendiamo ancora agevolmente ma a pendenza impegnativa, passando prima attraverso le assolate praterie del plan dei Giai, quindi immettendosi in un lungo sottobosco che ci condurrà fino al punto di partenza.
Fondo del percorso